A causa di un copia e incolla neanche troppo attento, mi trovo chiamato in causa nel rispondere alla domanda: con tutti i servizi “web 2.0” (mi viene l’orticaria, ogni volta che scrivo “2.0”…) che nascono e muoiono (che se una cosa nasce, prima o poi muore, non ci piove), che ne sarà di tutti i dati personali che abbiamo lasciato in giro?
La domanda ha un senso. Eppure io non ho una risposta (potevo scrivere che “la risposta è dentro di me, epperò è sbagliata”, lo so).
Intendiamoci, non è che non abbia una risposta valida. È solo che non è una risposta che si adatta perfettamente al cosidetto “web 2.0” (e vai di orticaria). In fondo, il problema di tutela della privacy esiste da prima che a qualcuno venisse in mente di numerare le versioni di Internet. E personalmente, affronto il problema sempre seguendo la stessa logica.
In breve:
su Internet ci finisce solo quello che decido io (ok, c’è qualche mia foto messa a tradimento su Flickr, ma mi pare un dettaglio di poco conto). Non è poco: per dire, su Internet si trova facilmente anche il mio numero di cellulare (ma solo perchè mi sta bene così: niente suoneria, e santa autoricarica), il mio indirizzo di casa, etc.
E mi sta bene così, perchè preferisco dirle direttamente, le cose, anzichè darmi la falsa illusione di poter vivere Internet senza lasciare tracce.
Ma per tutti quei servizi potenzialmente inutili o inaffidabili (e questa è una regola che esiste da quando esiste il problema dello spam), io semplicemente uso un alias di posta che potrei distruggere in qualsiasi momento.
Questione chiusa.
Red Chef dice
Tempo fa ero arrivato ad un tale volume di spamming che ho dovuto cambiare indirizzo di posta elettronica. Ora stanno ricominciando a piombarmi; le false eBay le ho segnalate al vero eBay, ma adesso ricominciano le vere e proprie truffe. Ne ho segnalata una allo sportello online della Polizia di Stato, ma non ho trovato la possibilità di reindizzare le email a questo sportello. Tu conosci qualche altra strada per denunciare ‘sti deficienti?