Finisco la mia carrellata sui sette motivi dell’e-commerce parlando di privacy.
La legge sulla tutela dei dati personali (D.Lgs. 196 del 2003, che ha sostituito la l. n. 675 del 1996) è molto rigida nella tutela dei consumatori: in nessun modo i loro dati possono essere trattati o ceduti senza il loro consenso, e in qualsiasi momento è possibile richiedere la rettifica o cancellazione delle proprie informazioni, custodite con requisiti di sicurezza particolarmente severi. Insomma, la privacy viene tutelata. Non può essere altrimenti.
Vorrei però concentrare la mia analisi su un aspetto che può sembrare, almeno in linea teorica, marginale: la registrazione richiesta presso un sito di commercio elettronico (non che tutti la richiedono, ma di solito avviene).
Lo vedo (dal monitoraggio del traffico) e lo sento (quando mi telefonano per chiedermi esplicitamente se è necessario registrarsi sul nostro e-commerce): la registrazione, il lasciare i propri dati personali, fa paura. Spaventa l’uso che io, e-commerciante, ne potrei fare.
Ma quale uso potrei fare, di nome cognome e indirizzo di un mio cliente? L’unico uso per il quale ne ho bisogno: spedire la merce. Voglio dire (anche se di ovvietà si tratta): se io acquirente devo ricevere della merce a casa, dovrò dire dove va spedita questa merce? E una volta che devo dare i miei dati personali, non è forse meglio registrarsi sul sito, in modo da poterli tenere sott’occhio, poterli modificare, poter sapere esattamente quali dati personali sono in possesso dell’e-shop?
Ora, non voglio arrivare a dire: preferisco acquistare su un sito registrandomi anziché no (in realtà – e si sarà capito – lo penso). Ma ditemi: qual è il motivo per cui dovremmo temere tanto la registrazione? Tanto, il giorno in cui decidiamo che il negozio online non deve più avere i miei dati personali, è sufficiente richiederne la cancellazione, come ci permette di fare la legge sulla privacy.
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