Spesso ci lamentiamo, tra Internet addicted, dell’estrema imprecisione delle notizie ripotarte sui quotidiani nazionali quando si tratta di argomenti collegati al web. Meno male che ci sono persone competenti che hanno uno spazio di rilievo, però.
Prendiamo il caso del video su Google che ritraeva le violenze (vere o simulate non l’ho ben capito, ma non vedo la differenza) su un ragazzo down da parte dei suoi compagni (che hanno problemi ben più seri, evidentemente). Il caso del video è stato portato all’attenzione da Giornalettismo.
Infatti, la notizia dava il giusto spazio al racappricciante episodio. Ma dava spazio anche alle proteste di associazioni varie. Ma le proteste erano (anche) contro Google!!!
Si ok, noi mangiamo pane e Internet e ci rendiamo perfettamente conto della follia della cosa. Ma è ora che anche chi segue una dieta diversa prenda in considerazione il fatto che ci sono due possibilità: capire di cosa si parla o starsene zitti.
Ad esempio, l’avvocato di Vividown dice “Chi rende disponibili immagini al pubblico su Internet deve essere in grado di controllarne il contenuto”.
Controllare il contenuto? Mi risulta che Google abbia prontamente rimosso il video, una volta segnalato. Sbaglio?
Torniamo a Zambardino, che scrive un ottimo articolo sull’argomento. Leggetelo, e possibilmente mandate a memoria questo paragrafo:
Sarà meglio dirselo con grande chiarezza: non è solo una questione pratica – ed esiste anche quella – e cioè la difficoltà nel controllare migliaia di video all’ora per filtrarli attraverso il buon senso degli umani, ma c’è uno aspetto specifico della cultura e della “morale” di internet: è vietato vietare e ciò permette ogni picco di creatività, anche di creatività maligna. E contro questo vale solo la vigilanza delle persone, dei gruppi, delle associazioni, insomma la vigilanza dei cittadini consapevoli. Ma vietare, resta vietato.
Poi, per carità, se vogliamo, anche noi possiamo imporre a Google i contenuti da permettere e quelli da vietare. Come in Cina.
Alessio dice
Sinceramente mi sono posto in un’ottica un po’ diversa rispetto alla triste vicenda del pestaggio e al comodo alibi di Google e di una internet violenta (starno che non abbiano scaricato le responsabilità sul solito videogame, ma effettivamente la PS3 ancora non è uscita da noi).
Forse la mia è un’ottica un po’ più “spicciola”: se il video in questione non fosse finito su Google i “compagni” del ragazzo down sarebbe stati beccati?